Premio RIBA: lo vince una studentessa italiana

21 Dicembre ore 11.02

Premio RIBA: lo vince una studentessa italiana

Manuela Reitsma è la studentessa di Architettura al Politecnico di Torino che ha vinto il premio di architettura più prestigioso del mondo: La “Riba President’s Medal” del Royal Institute of British Architects, assegnato fin dal 1836.

Il suo lavoro è intitolato “The Secular House: A Manual for Preservation and Seismic Improvement of Vernacular Stone Dwellings in Bhutan”. È un manuale illustrato, in grado di spiegare alle popolazioni dei villaggi rurali del Bhutan come costruire e ristrutturare case tradizionali con criteri antisismici. Ha ottenuto una “Commendation” nella categoria “Dissertation”.  

Premio RIBA, è la prima volta per il Politecnico di Torino

È la prima volta che il Politecnico di Torino riceve un premio così ambito. Il premio RIBA, solitamente assegnato alle Università Inglesi, è stato di rado assegnato agli atenei stranieri. Quest’anno in particolare il concorso ha visto il maggior numero di iscrizioni nella storia, con 338 candidati da 102 scuole di architettura provenienti da 31 Paesi.

Il lavoro di ricerca effettuato a Buthan, paese dell’Himalaya, Manuela lo ha portato avanti grazie alla supervisione della Professoressa Francesca De Filippi, dell’architetto Roberto Pennacchio e del professor Takayoshi Aoki della Nagoya City University.

L’elaborato tratta un tema attuale come quello dei disastri naturali e della protezione delle popolazioni che vivono in case costruite tradizionali. Nel riconoscimento si legge: “Questo studio è rivolto a tutti coloro che si troveranno ad affrontare queste problematiche. È soprattutto rivolto ai tecnici e agli artigiani locali, che spesso sono chiamati ad intervenire sul recupero e la manutenzione del patrimonio abitativo”.

Le parole di Manuela Reitsma: “Sono grata del riconoscimento ricevuto. È per me un motivo di grande soddisfazione e ripaga il duro lavoro svolto nel mio percorso di tesi. Questo premio mi sprona a portare avanti queste tematiche, anche in ambito professionale, e spero che possa essere un  modo per avvicinare altri studenti ai temi di progettazione in Paesi in via di sviluppo”.