Come funziona l’esame di abilitazione per avvocato?

05 Novembre ore 12.19

Come funziona l’esame di abilitazione per avvocato?

L’esame di abilitazione per avvocato è uno step importantissimo per chiunque aspiri a intraprendere la professione legale in Italia. Questo esame, infatti, non è solo una formalità, ma fa parte di un rigoroso processo di valutazione per assicurare che solo i candidati più preparati e competenti possano esercitare la professione legale.

In questo articolo, esploreremo nel dettaglio come funziona l’esame di abilitazione per avvocato, analizzando ogni aspetto e fase del processo. Dalla comprensione di cosa sia effettivamente l’esame, ai requisiti necessari per l’accesso, fino alla descrizione delle prove scritte e orali, vediamo insieme in che consiste l’esame di abilitazione e come puoi gestire al meglio questo passaggio per realizzare i tuoi obiettivi di carriera.

Esame avvocato: cos’è

L’esame di abilitazione per avvocato in Italia è un esame che permette, a chi lo supera, di iscriversi all’Albo degli avvocati e, quindi, di esercitare la professione. L’accesso all’esame è riservato solo a chi ha completato un percorso universitario con una laurea magistrale in giurisprudenza, che dura cinque anni, e aver concluso un periodo di pratica forense.

La pratica forense, che dura diciotto mesi, prevede l’affiancamento a un avvocato iscritto all’albo da almeno cinque anni. Durante questo periodo, ogni praticante può assistere alle udienze, redigere atti e svolgere attività pratiche tipiche della professione di avvocato.

In alternativa alla pratica forense tradizionale, ci sono altre opzioni come il tirocinio presso un ufficio giudiziario o l’iscrizione ad una scuola di specializzazione per le professioni legali. Quest’ultima opzione, che ha una durata biennale e richiede il superamento di un esame finale, permette di ridurre il periodo di pratica forense a un solo anno.

Quali sono i requisiti per iscriversi all’esame?

Per accedere all’esame di abilitazione per avvocato in Italia dovrai avere alcuni requisiti, indispensabili anche solo per provare ad intraprendere la professione legale. Vediamo insieme quali sono:

  1. Laurea in giurisprudenza. Il primo e più importante requisito è il possesso di una laurea magistrale in giurisprudenza. Questo corso di studi, con una durata di cinque anni, ti fornisce le basi teoriche e pratiche necessarie per comprendere e applicare il diritto e, quindi, intraprendere la professione;
  2. Pratica forense. Dopo aver conseguito la laurea, dovrai completare un periodo di pratica forense. Questo periodo di tirocinio, della durata di 18 mesi (precedentemente era di 24 mesi), deve essere svolto sotto la supervisione di un avvocato iscritto all’albo da almeno cinque anni. Durante la pratica forense, avrai l’opportunità di acquisire esperienza pratica, assistendo a udienze, redigendo atti e imparando direttamente dalla pratica quotidiana di uno studio legale;
  3. Certificato di compiuta pratica. Al termine della pratica forense, dovrai ottenere un certificato di compiuta pratica rilasciato dall’ordine degli avvocati presso cui la pratica è stata svolta. Questo certificato attesta che hai completato con successo il periodo di tirocinio richiesto;
  4. Domanda di ammissione all’esame. Infine, dovrai presentare una domanda per partecipare all’esame di avvocato. Questa domanda deve essere inviata telematicamente attraverso un portale dedicato del Ministero della Giustizia. I termini per la presentazione della domanda variano di anno in anno e sono solitamente fissati intorno alla metà di novembre, anche se possono esserci eccezioni a seconda di alcune condizioni specifiche.

Come funziona l’esame per diventare avvocato?

L’esame si compone, in genere, di diverse prove, sia scritte che orali. Le prove scritte dell’esame di abilitazione si svolgono annualmente in una sessione unica, generalmente verso la metà di dicembre. Solitamente viene richiesto agli aspiranti avvocati la redazione di un parere in materia di diritto civile, uno in diritto penale e un atto giudiziario a scelta tra diritto civile, penale o amministrativo. A seguire, è prevista una prova orale. Ne parleremo comunque nel dettaglio nei paragrafi successivi.

Rispetto alla durata, fino al 2017 le prove duravano circa sette ore ciascuna e si potevano sostenere con l’ausilio di codici commentati. A partire dal 2018, invece, la durata delle prove è stata ridotta a sei ore per ciascuna prova, e i candidati possono avvalersi solo di codici non commentati.

Prove scritte: in cosa consistono

Nel corso degli anni, la struttura dell’esame avvocato è molto cambiata. Inizialmente c’erano più prove scritte, ma poi sono state eliminate per dare priorità all’orale. Infine, come previsto dall’emendamento al Decreto Enti Locali, nel 2023 è tornata la prova scritta, oltre ad un orale diviso in tre parti.

Parlando, nello specifico, della prova scritta, questa consiste nella redazione di un atto giudiziario. Questo atto deve dimostrare la conoscenza del diritto sostanziale e processuale del candidato. Il quesito proposto riguarda una materia a scelta del candidato tra diritto civile, penale e amministrativo.

I temi sono formulati dal Ministero della Giustizia e la durata è di 7 ore.

Prova orale: in che consiste

Come abbiamo detto, dal 2023 la modalità di esame per l’abilitazione degli avvocati è stata innovata introducendo una prova orale articolata in tre diversi momenti. Vediamo in che consistono:

  1. Prima fase. Esame e discussione di una questione pratico-applicativa, sotto forma di soluzione di un caso in una materia scelta dal candidato tra diritto civile, penale e amministrativo.
  2. Seconda fase. Discussione di brevi questioni per dimostrare le capacità argomentative e di analisi giuridica del candidato in tre materie, di cui una di diritto processuale. Le materie sono scelte dal candidato
  3. Terza fase. Dimostrazione della conoscenza dell’ordinamento forense e dei diritti e doveri dell’avvocato.

La valutazione

Ovviamente, per poter ottenere l’abilitazione come avvocato dovrai superare l’esame. La valutazione funziona in questo modo:

  • Ogni componente della sottocommissione assegna fino a dieci punti di merito per la prova scritta. Per accedere all’orale, dovrai ottenere almeno 18 punti
  • Arrivato alla prova orale, anche in questa fase, ogni componente della sottocommissione assegna fino a dieci punti di merito per ciascuna parte dell’esame. I candidati sono considerati idonei se ottengono un punteggio complessivo non inferiore a 105 punti e almeno 18 punti in ciascuna materia.

La laurea in giurisprudenza, il primo passo

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