Teoria ecologica di Gibson: cos’è
18 Marzo ore 10.43
Nel corso della ricerca psicologica sono state pubblicate una dopo l’altra diverse teorie sulla percezione. Vediamo quella proposta da Gibson, uno dei principali studiosi di percezione del XX secolo, che ha lanciato nel 1979 una sua teoria ecologica della percezione. Insieme alla moglie (psicologa anche lei), ha proposto il concetto che l’apprendimento percettivo avviene attraverso la differenziazione, proponendo la teoria ecologica dello sviluppo, che si concentra sul concetto di affordance (opportunità di azione).
Teoria di Gibson: spiegazione
Questa teoria prende il nome dalla stretta relazione tra i processi percettivi e il contesto ambientale in cui avvengono. Secondo Gibson, tutte le informazioni necessarie alla percezione sono contenute negli stimoli ambientali circostanti e possono essere percepite direttamente senza bisogno di elaborazione mentale.
Ad esempio, di fronte a un gatto che si avvicina a noi, percepiamo un animale quadrupede peloso con gli occhi che ci fissano. È caratteristica della nostra conoscenza intuitiva dell’oggetto percepito riconoscere l’animale come un gatto e aspettarci comportamenti tipici come il miagolio.
Teoria di Gibson: le affordance
Secondo la teoria di Gibson, le affordance forniscono informazioni sul funzionamento dell’oggetto stesso e, se usate in modo appropriato, permettono di capire cosa fare senza bisogno di istruzioni esplicite. Quindi, l’affordance è un concetto diretto e universale e non dipende dalle conoscenze o dalle basi culturali delle persone. In altre parole, la percezione è considerata un processo passivo in cui le informazioni sono presenti nell’ambiente circostante e non richiedono un’ulteriore elaborazione mentale.
In poche parole, Gibson afferma che non elaboriamo le informazioni, ma che il nostro sistema percettivo si è evoluto a tal punto che le informazioni esistono già in noi e le cogliamo senza elaborarle.
Pertanto, le informazioni che percepiamo sono già presenti negli stimoli forniti dall’ambiente esterno e possono quindi essere colte direttamente. Questa teoria ha avuto un grande impatto sui campi della psicologia e della percezione, portando a una nuova comprensione del modo in cui gli esseri umani interagiscono con l’ambiente.
Teoria di Gibson: come funzionano le affordance?
Come già esplicitato, secondo questa teoria, gli stimoli forniti dall’ambiente sono ricchi di informazioni che possono essere percepite direttamente dagli organi sensoriali umani senza la necessità di una complessa elaborazione cognitiva.
La cognizione avviene quindi senza ulteriori processi mentali.
Quest’idea suggerisce che gli oggetti abbiano delle proprietà che in qualche modo ne suggeriscono l’uso. Non si tratta di una proprietà intrinseca, ma di una prettamente dinamica che dipende dal soggetto che interagisce con quel dato oggetto. Ad esempio, una sedia ha delle affordance per noi, ma non per un elefante.
In buona sostanza, le affordance sono caratteristiche dell’ambiente circostante, che hanno un significato per gli individui e indicano possibili comportamenti. Ad esempio, una sedia fornisce l’affordance di sedersi e una porta quella di aprirsi e chiudersi. Queste affordance vengono percepite direttamente, senza bisogno di interpretazioni o elaborazioni cognitive.
Pertanto, secondo Gibson, la percezione è un processo attivo che comporta una costante interazione tra l’individuo e l’ambiente circostante. Gli individui percepiscono le informazioni fornite dall’ambiente attraverso i loro organi sensoriali e possono utilizzarle per guidare il loro comportamento. Questo processo di percezione guidato dal comportamento è fondamentale per capire come gli esseri umani interagiscono con il mondo circostante.
Le influenze della teoria di Gibson
La teoria ecologica di Gibson ha avuto una grande influenza su diversi campi, tra cui la psicologia, la percezione, l’ergonomia e la robotica. Ha contribuito a una migliore comprensione del modo in cui gli esseri umani interagiscono con l’ambiente e ha fornito una solida base teorica per lo sviluppo di nuove tecnologie e applicazioni pratiche.
Teoria di Gibson: le caratteristiche della percezione
Secondo Gibson, la percezione è il processo diretto e immediato con cui un individuo acquisisce informazioni sull’ambiente circostante. Gibson ha sviluppato la teoria della percezione diretta, secondo la quale tutte le informazioni necessarie per percepire il mondo sono contenute negli stimoli ambientali che ci arrivano. Ciò significa che non è necessaria alcuna elaborazione mentale o ragionamento per comprendere ciò che viene percepito.
Secondo Gibson, una delle caratteristiche fondamentali della percezione è la sua natura riverberativa. Ciò significa che l’ambiente stesso fornisce segnali e informazioni essenziali per la percezione. Ad esempio, la struttura e le caratteristiche del mondo esterno, come la forma degli oggetti, la loro disposizione nello spazio e la loro relazione con altri oggetti, sono percepite direttamente senza bisogno di interpretazione o analisi da parte del cervello.
Secondo Gibson, un’altra caratteristica importante della percezione è la sua natura attiva. Gli individui non sono semplici destinatari passivi di informazioni, ma sono attivamente coinvolti nel processo di percezione. La percezione è influenzata dal comportamento e dagli obiettivi dell’individuo che interagisce con l’ambiente per ottenere le informazioni necessarie. Ad esempio, le persone si spostano o cambiano il loro punto di vista per vedere meglio un oggetto o una scena.
Inoltre, secondo Gibson, la percezione è caratterizzata dall’immediatezza. Le informazioni sono immediatamente disponibili e possono essere utilizzate per guidare le azioni e le decisioni di un individuo. Questo aspetto della percezione è particolarmente evidente nella percezione visiva, dove l’informazione è direttamente disponibile all’osservatore.
Teoria di Gibson: l’importanza delle affordance
Il concetto di affordance di Gibson rappresenta un’importante prospettiva sulla percezione umana. Infatti, sottolinea come la nostra percezione di un oggetto non sia limitata alla sua forma fisica, ma sia strettamente legata alle azioni che possiamo compiere su di esso. Quando guardiamo un oggetto, non vediamo solo la sua forma e i suoi dettagli, ma possiamo anche intuire come ci relazioniamo con esso e per cosa lo possiamo usare.
Ritornando all’esempio della sedia, quando ne vediamo una, non solo ne riconosciamo la forma e il materiale, ma capiamo anche che possiamo sederci su di essa. Questa percezione deriva dall’esperienza e dalla conoscenza pregressa dell’oggetto “sedia” e dei movimenti che possiamo compiere dinanzi ad esso.
Gibson sostiene che questa percezione di affordance è innata e universale, perché si basa su abilità sensoriali e motorie comuni a tutti gli esseri umani. Non c’è bisogno di apprendere o acquisire queste informazioni: sono insite nella nostra percezione del mondo circostante.
Gibson sottolinea inoltre che le affordance non si riferiscono solo a oggetti materiali, ma anche a situazioni e contesti. Ad esempio, se vediamo una strada vuota e senza traffico, possiamo intuire che possiamo attraversarla in totale sicurezza.
In conclusione, il concetto di affordance di Gibson rappresenta un modo innovativo di comprendere la percezione umana, mettendo in evidenza non solo come percepiamo gli oggetti in sé, ma anche quali azioni potenziali possiamo compiere con o dinanzi ad essi. Questo concetto ci aiuta a capire come la nostra percezione sia strettamente legata alla nostra interazione con il mondo esterno e come le nostre esperienze e conoscenze influenzino i nostri comportamenti.
L’approccio ecologico alla percezione visiva
Per ulteriori approfondimenti, potreste leggere L’approccio ecologico alla percezione visiva di J.J. Gibson edito da Mimesis edizioni, che costituisce uno studio imprescindibile su come funziona la visione umana. Oggetto della lucida analisi dello psicologo americano è non solo come vediamo l’ambiente che ci circonda (le sue superfici, i layout, i colori, le texture), ma anche la percezione di dove ci troviamo rispetto all’ambiente e la comprensione di come la visione ci permetta di fare le cose, dalle più semplici alle più complesse. In questo libro, inoltre, il concetto di affordance, già presente in The senses considered as perceptual systems (1966) e precisato nel saggio The theory of affordances (1977), è sviluppato e approfondito.
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