Cos’è il data journalism: cosa devi sapere

29 Dicembre ore 19.11

Cos’è il data journalism: cosa devi sapere

Se ti appassiona il mondo della comunicazione e del giornalismo, avrai sentito parlare almeno una volta di data journalism. Ma cosa sta ad indicare questo termine? E cosa c’è da sapere dietro questo mondo in continua evoluzione e sviluppo?

 Definizione di data journalism

Prima di capire tutto ciò che concerne il data journalism e che posto nel mondo occupa, oggigiorno, dobbiamo avere ben chiaro cos’è il data journalism. È un tipo di giornalismo che trae origine dall’analisi dei dati, con l’obiettivo di estrapolare informazioni e renderle fruibili, anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie. Parliamo, nello specifico, di attività di collezione, analisi e preparazione di informazione digitale con l’intento della pubblicazione giornalistica.

Il data journalism utilizza i big data e gli open data per ricavare informazioni o condurre inchieste. I big data vengono raccolti per fare analisi di mercato private, anche senza che gli utenti stessi se ne accorgano. Per essere analizzate, essendo queste raccolte dati molto estese, hanno bisogno di tecnologie specifiche e affilate.

Gli open data, invece, sono i dati pubblici raccolti dalla pubblica amministrazione. Sono accessibili a tutti, per progetti di ricerca o analisi antropologiche. In Italia, è l’ISTAT che si occupa della raccolta e della promulgazione dei dati. Il vantaggio degli open data è che sono dati disponibili a tutti, sia al giornalista che al cittadino, e questo permette di avere una trasparenza dal punto di vista della veridicità o meno delle informazioni.

Il data journalism si basa su dati certi, ricavati attentamente. Il giornalismo dei dati caratterizza il punto di partenza dal quale i giornalisti scrivono le loro storie, raccontano ed informano il mondo con le loro notizie. Grazie allo sviluppo del mondo digitale, internet ci fornisce tutti i dati di cui abbiamo bisogno, aiutandoci a creare un resoconto tutt’altro che infondato e impreciso. Le informazioni sono liberamente accessibili e confrontabili, e chiunque può accedere alla serie di dati di cui necessita.

Come nasce il data journalism? Le origini

Questo modo di fare giornalismo prende inizialmente il nome di Precision Journalism, titolo dell’omonimo libro pubblicato nel 1969 e realizzato da Philip Meyer. Il mondo anglosassone, dunque, è stato l’apripista di questo nuovo modo di fare giornalismo, ma ad oggi, anche il resto dei Paesi si sta evolvendo sempre di più, e si sta avvicinando a questa tipologia di informazione precisa. In Brasile veniva chiamato “computer-assisted reporting”; in Francia, “journalisme scientifique”; in Italia, “giornalismo di precisione”. Solo negli ultimi anni, si è diffuso, quasi ovunque, il termine originario di data journalism.

 Come è cambiato il giornalismo

Nel data journalism, tutto sta, non in cosa si racconta, ma in come si articola ciò che si vuole raccontare. Anche se è facile reperire i dati, non si deve mai tralasciare la verifica dell’attendibilità delle fonti. In un mondo in cui ognuno dice la sua, e chiunque può scrivere sul web, è facile incombere in cose non vere. Occorre ricorrere a strumenti sofisticati di analisi, che trattini i dati in maniera oggettiva e ne verifichino la veridicità.

La figura del giornalista tradizionale non viene scardinata o rivoluzionata, ma solo aggiornata e migliorata.

Infatti, colui che scrive le notizie potrà avere a disposizione dati statistici e molteplici piattaforme virtuali con le quali confrontarsi. I principi classici del mestiere non cambieranno, ma una volta rispettare le basi, si passerà all’utilizzo delle vastissime possibilità offerte dalla tecnologia. Il data journalism è una forma di giornalismo che mira a sviluppare indagini e verificare i fatti a partire dai dati, dunque. È fondamentale rendere graficamente visibili tutti i risultati ottenuti, anche grazie ad apposite applicazioni del web.

 L’epoca del digitale

Un tempo, le informazioni si ottenevano tutte attraverso la carta stampata. Si acquistavano i giornali, che riportavano le notizie e dovevamo limitarci a leggere quelle che venivano scelte. Oggi, invece, l’era digitale e il Web 2.0 hanno portato ad una maggiore apertura nei confronti delle informazioni e delle notizie. Le persone sono continuamente aggiornate, grazie ai loro smartphone, pc, tablet. Internet è la casa di ciò che succede nel mondo, il luogo dove cercare per avere qualsiasi risposta possibile ed immaginabile.

 Il data journalist, la nuova figura di spicco nel panorama dell’informazione

Ma chi è che si occupa del data journalism e di tutto ciò che c’è dietro questo nuovo sistema di approccio alle notizie? Il data journalist, come dice la parola stessa. Questa figura professionale si occupa di scrivere articoli e condurre inchieste, utilizzando i big data. Un data journalist che si rispetti, deve avere competenze tecnologiche ed informatiche, ma prima di tutto deve saper scrivere. Saper scrivere vuol dire rendere accessibili tutti i dati e le informazioni a chi andrà a leggere il suo articolo. I numeri devono diventare parole, e il linguaggio deve essere chiaro a chiunque voglia informarsi.

Una delle qualità imprescindibili del giornalista è il fiuto per le notizie e la curiosità. Devi avere sete di sapere, voglia di scoprire cosa c’è oltre la siepe. Non fermarti a quello che trovi sotto il naso, ma vai oltre. Indaga, esplora, riporta il tutto in un linguaggio decodificato, accessibile ad ogni tipologia di lettore. Impara le tecniche dell’informatica indispensabili per lavorare con i dati, rimani costantemente aggiornato, perché il mondo si evolve in continuazione.

Il percorso di studi consigliato per approcciare al mondo del data journalism è quello di giornalismo, scrittura, media. Ma bisogna avere anche una conoscenza di base di statistica ed analisi, utilissima per poter analizzare e sviluppare i dati che ricercherai. È un background richiesto, che consente al data journalist di discostarsi dal giornalista tradizione, proprio grazie alle sue doti di lettura dei dati. È tutto un processo che parte dalla raccolta, passa per l’analisi, ed arriva alla visualizzazione. Lo storytelling deve essere comprensibile, coinvolgente, e soprattutto utile.

Quasi sempre, quando si cerca qualcosa, lo si fa per arrivare ad uno scopo. La notizia, dunque, deve avere utilità per chi la legge. Tutte le informazioni vanno al microscopio, analizzate in tutto e per tutto, per non rischiare di proporre notizie fake. È un metodo scientifico per divulgare gli eventi più importanti della nostra società.

In questo modo, quest’ultima si sentirà più coinvolta, e ci sarà una democrazia dell’informazione. Il fatto che ognuno possa accedere ai dati, alle ricerche scientifiche, ai testi di legge, per via dello sviluppo del digitale, ha portato ad una presenza più forte di fake news nel panorama informativo. Il ruolo del data journalist è proprio quello di ridare dignità al dato, e raccontare la verità. Il data journalist è un insieme di professionalità, che coinvolge più rami del sapere.

Si parte dai numeri per andare oltre, per far avere al lettore una visione chiara, che esso stesso può testare grazie ai dati. Non sono solo parole che rimangono in aria, ma viene raccontato qualcosa di concreto, di studiato, di analizzato, qualcosa supportato con numeri precisi.

Per far sì che il data journalism cresca e si imponga anche di più, le redazioni dovrebbero prendere, nel loro team, un giornalista specializzato in programmazioni, che abbia le doti e le conoscenze necessarie per praticare il giornalismo di precisione. I testi, così facendo, si apriranno alla trasparenza. Gli strumenti utilizzati per operare nel campo del data journalism sono fondamentali ed indispensabili, e per questo è importante che ci sia una figura, nelle redazioni all’avanguardia, in grado di gestirli.

Gli studi per diventare data journalist

Se questo mondo ti appassiona e vorresti intraprendere una carriera come data journalist, il primo passo è quello di acquisire le competenze necessarie in questo ambito, approcciandoti a materie come comunicazione, digital marketing, lettere e sociologia. Un percorso di studi accademico che può darti tutto questo è la Laurea in Scienze della Comunicazione. Ad oggi, l’Ateneo Niccolò Cusano ha all’attivo diverse proposte formative:

  • Corso di Laurea in Comunicazione Digitale e Social Media (L-20) – curriculum Imprese e Istituzioni
  • Corso di Laurea in Comunicazione Digitale e Social Media (L-20) – curriculum Games Industry Management and Creative Direction
  • Corso di Laurea Magistrale in Comunicazione Digitale (LM-19) – curriculum Cultural and social Media
  • Corso di Laurea Magistrale in Comunicazione Digitale (LM-19) – curriculum Games Industry Management and Creative Direction

I corsi Unicusano vengono erogati attraverso la metodologia telematica: con questo approccio, potrai seguire le lezioni in qualunque luogo e in qualunque momento, accedendo ad una piattaforma in e-learning attiva 24 ore su 24, 7 giorni su 7. All’interno della tua area studente, troverai anche il materiale didattico di supporto allo studio, oltre a poter interagire con docenti e colleghi di corso.

La metodologia telematica è la scelta ideale anche per chi ha già impegni professionali e desidera conciliarli al meglio con quelli accademici. Inoltre, i corsi di laurea in comunicazione sono erogati con il Percorso Eccellenza, che offre due ulteriori benefici:

  • La presenta di un mentore dedicato per tutta la durata dei tuoi studi
  • La possibilità di effettuare gli esami finali sotto forma di esoneri

In più, al termine della laurea, Unicusano offre diversi Master pensati proprio per aspiranti produttori di contenuti, come il Master di I Livello in Social Media Management e scrittura per il web.

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Credits Immagine: Pexels / Negative Space