Cos’è la teoria del prospetto
18 Marzo ore 10.36
La teoria del prospetto, proposta da Kahneman e Tversky nel 1979, si basa sul processo decisionale (teoria della decisione) degli individui nel momento in cui devono optare per una scelta, soprattutto in presenza di rischi.
La teoria del prospetto è una teoria descrittiva e il suo scopo è spiegare come e perché le scelte si discostano sistematicamente da quelle previste dalle teorie decisionali standard, e quindi perché vanno al di là del comportamento razionale umano.
L’intera teoria si basa sul lavoro di Herbert Simon, che nel 1978 ha ricevuto il Premio Nobel per l’Economia per il suo lavoro sui processi decisionali. Lo studio ha fatto sì che i due psicologi israeliani si chiedessero quali cambiamenti possono avvenire nei processi decisionali quando le persone sono poste in situazioni di rischio.
Teoria del prospetto: spiegazione
Stando a Kahneman e a Tversky che hanno postulato questa teoria, a volte le affermazioni logicamente equivalenti (ma non esplicitamente equivalenti) portano a decisioni diverse (effetto di framing). Pertanto, le decisioni sembrano dipendere da alcune variabili, come il linguaggio utilizzato, il contesto in cui viene effettuata la scelta, la natura del problema e la percezione psicologica soggettiva del problema stesso.
Ciò può infatti spiegare perché gli individui si comportano in modo diverso di fronte a un’analoga situazione.
Teoria del prospetto: gli effetti
Come anticipato, la teoria del prospetto si concentra in particolar modo sul processo decisionale in condizioni di rischio.
Il processo decisionale in condizioni di rischio è definito come un momento in cui le probabilità associate ai possibili risultati di ciascuna opzione disponibile sono di fatto stimabili.
L’aspetto più innovativo di questa formulazione sta nel fatto che si basa sull’evidenza empirica. Infatti, attraverso numerosi esperimenti di psicologia cognitiva, Kahneman e Tversky hanno dimostrato come le scelte umane violino sistematicamente i principi della razionalità economica.
In particolare, i due autori evidenziano tre importanti fenomeni psicologici, che sono di fatto interconnessi:
- effetto contesto (framing): il frame, cioè il contesto in cui un individuo compie una scelta, ha l’effetto di determinare la scelta stessa. In particolare, il modo in cui viene formulato il problema influenza la percezione che gli individui hanno dello status quo da cui partono per valutare le possibili conseguenze delle loro azioni.
- avversione alle perdite: per la maggior parte degli individui, la motivazione a evitare le perdite è superiore a quella di realizzare i guadagni. Questo principio psicologico generale è probabilmente legato a una sorta di istinto di sopravvivenza, per cui la stessa decisione può portare a scelte diametralmente opposte quando il risultato viene colto dall’individuo come una perdita piuttosto che come un mancato guadagno.
- Effetto di isolamento: deriva dalla tendenza degli individui a trattare le probabilità successive separatamente. Nella successiva fase di valutazione, gli individui si comportano come se volessero calcolare un valore basato sui risultati potenziali e sulle rispettive probabilità, scegliendo l’opzione a loro più congeniale.
Teoria del prospetto e mercati finanziari
Una delle principali aree di applicazione della teoria del prospetto è il mondo dei mercati finanziari.
Kahneman e Tversky sono giunti a due conclusioni, ovvero che le persone valutano i guadagni e le perdite piuttosto che la ricchezza in sé, e che i pesi decisionali sono assegnati a risultati con probabilità diverse.
In sostanza, la teoria del prospetto, a livello economico-comportamentale, cerca di spiegare il processo decisionale delle persone di fronte a situazioni rischiose. Secondo questa teoria, le persone valutano i guadagni e le perdite potenziali non come situazioni future indipendenti, ma come cambiamenti rispetto al loro stato attuale, e cercano di evitare le perdite piuttosto che cercare le vittorie. Le persone percepiscono la probabilità degli eventi in modo impreciso, soprattutto quando la probabilità è vicina a zero o a uno. In questo senso, la teoria del prospetto è utile a comprendere il processo decisionale apparentemente irrazionale che si riscontra in situazioni come il gioco d’azzardo ad esempio.
Teoria del prospetto: la percezione del valore
Daniel Kahneman e Amos Tversky hanno delineato questa teoria in un articolo del 1979 intitolato Prospect theory.
Oltre agli elementi quantitativi che coincidono sostanzialmente con la funzione (asimmetrica) del valore, la teoria del prospetto include anche elementi descrittivi relativi al processo di scelta vero e proprio, in cui vengono attuate le fasi di strutturazione e organizzazione del problema decisionale e la conseguente valutazione dell’opzione.
La scelta dell’alternativa in un problema decisionale dipende da come il problema stesso viene interpretato, e di conseguenza anche i risultati più elementari possono differire.
Sia sul piano della finanza comportamentale, che nella vita di tutti i giorni, la teoria del prospetto mette in luce due fasi fondamentali:
- la raccolta di informazioni e l’analisi di diverse prospettive;
- la valutazione di diversi scenari possibili e la selezione dell’opzione con il maggior valore per il soggetto.
La scelta soggettiva è quindi il risultato di operazioni quali la semplificazione, la cancellazione e la considerazione delle influenze contestuali. Proprio perché ci sono processi sottostanti non scientifici e in gran parte irripetibili, la stessa persona può fare scelte diverse di fronte allo stesso problema.
Teoria del prospetto: esempio
Supponiamo che vi venga chiesto di scegliere tra le seguenti possibilità:
- 50% di probabilità di vincere 1.000, 50% di probabilità di non vincere nulla.
- 450 guadagni sicuri.
I soggetti non considerano i guadagni effettivi derivanti dai calcoli probabilistici. I ricercatori hanno riscontrato una regolarità denominata “effetto certezza”: quando si confrontano guadagni certi e probabilistici, i soggetti sovrastimano il guadagno certo e scelgono l’opzione B nella maggior parte dei casi.
Oltre a verificare le preferenze dei soggetti in caso di guadagno, i ricercatori hanno anche testato il loro processo decisionale quando c’è la possibilità di una perdita. I ricercatori hanno scoperto che i soggetti si comportavano in modo diverso denominando questo fenomeno “effetto riflesso”. Lo stesso principio (sopravvalutare le certezze) favorisce l’avversione al rischio.
I ricercatori hanno così capito che invece di pensare razionalmente alla probabilità effettiva di un evento, le persone selezionano le informazioni in base ai loro schemi soggettivi personali e decidono per una scelta sempre diversa. Di conseguenza, hanno denominato questa modalità “effetto isolamento”. Ad esempio, una persona può investire fondi in un’attività in cui potrebbe perdere tutto il capitale. D’altra parte, c’è la possibilità di guadagnare un reddito fisso. La certezza del reddito aumenta l’attrattiva di questa opzione, ma non vengono prese in considerazione le alternative probabili.
Teoria del prospetto: conclusioni
Quando c’è una ricompensa positiva (profitto), gli esseri umani mostrano avversione al rischio, ma quando c’è la possibilità di perdita, gli esseri umani mostrano una propensione al rischio.
Il motivo è dovuto al fatto che gli esseri umani valutano i guadagni e le perdite, non la ricchezza in sé, e assegnano pesi decisionali a esiti con probabilità diverse.
La teoria del prospetto ha avuto molto successo in ambito economico, tanto che Daniel Kahneman, è stato insignito del Premio Nobel per l’Economia nel 2002. Le sue previsioni si sono rivelate efficaci per spiegare, tra l’altro, il comportamento degli investitori e degli agenti economici e per spiegare alcune violazioni della teoria dell’utilità, come l’effetto costi sommersi e l’effetto dotazione.
Lo storico militare John A. Lynn sostiene che la teoria offre un’interessante, anche se non direttamente testabile, interpretazione della politica estera di Luigi XIV alla fine del suo regno. Tuttavia, la sua validità psicologica, in particolare la sua estensione a contesti non finanziari, non è universalmente accettata.
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