Chi è e cosa fa il growth hacker
18 Ottobre ore 11.32
Sappiamo che molti si chiedono cosa fa un growth hacker, cosa sia esattamente il growth hacking e perchè molte aziende stanno cercando di inserire questi professionisti all’interno dei loro team. Siamo felici di raccontarvi meglio questa professione, di spiegarvi i vantaggi dell’avere un growth hacker che lavora per la vostra azienda o come diventare tu stesso un professionista in questo settore. Paragrafo dopo paragrafo sarà sempre più chiaro lo straordinario mondo del growth hacking, seguici.
Growth hacker: cosa fa?
Su internet si sente molto spesso parlare di questo campo d’azione nel mondo del digitale. Ma forse sarebbe più opportuno definire il growth hacking non come un settore ma come un mindset, un modo di pianificare il lavoro e di perseguire determinati obiettivi. Un’impostazione mentale. Per essere più precisi e chiari, il growth hacking è una metodologia. Nasce negli Stati Uniti, e precisamente nella zona in cui si concentrano i colossi dell’economia digitale: la Silicon Valley. Nasce come un processo ben pianificato per la persecuzione e il raggiungimento di obiettivi di business tramite due solidi pilastri dell’azione: l’analisi dei dati e la sperimentazione costante. Il growth hacking non è un percorso lineare, ma un percorso che si immerge nello studio di un caso o di un progetto in modo molto trasversale, prendendo nota e intervenendo su tutti gli aspetti possibili e immaginabili, ottimizzando e migliorando aspetti che a volte vengono trascurati e neanche presi in considerazione da approcci più tradizionali. Quindi, diversamente dal marketing tradizionale, il growth hacking usa un approccio molto funzionale, interfacciandosi direttamente con tutti gli aspetti di un’azienda e in tutti i suoi reparti. Non deve per forza “abbandonare” il marketing, è possibile che ci sono aspetti di miglioramento o aree di intervento in cui ritiene di dover interagire con il reparto marketing, ma non sempre è così, non c’è una regola fissa. Anzi, di solito il marketing non è direttamente coinvolto nelle azioni più importanti del growth hacker, che molto spesso si trova a intervenire piuttosto con la user experience, con il processo di onboarding, o altri piccoli o grandi passaggi che segnano la differenza ma che non vengono notati o sui quali si tende a non intervenire. Fino q quando non arriva il growth hacker e fa emergere quanto quel tassello possa rappresentare una crescita di segno diverso. Anche il linguaggio di questo ambito è diverso da quello del marketing tradizionale. Se si è soliti chiamare “campagne” i progetti di promozione e comunicazione di prodotti e servizi, funzionali alla crescita e alla diffusione dell’azienda e dei suoi valori, in ambito di growth hacking si parla di “esperimenti”, proprio a voler rimarcare la natura esperenziale della metodologia.
Dove fare growth hacking
Anche se in Italia queste figure sono in crescita, il professionista che ha scelto di lavorare come growth hacker non è ancora valorizzato a sufficienza dallo spazio richiesto dalle aziende per questa figura. Trattandosi di un processo o metodologia un altro vantaggio risiede nel fatto che i principi e gli step su cui si basa (che sono quattro) risultano aperti e flessibili, facilmente adattabili a una moltitudine di ambiti diversi, dalle grande alle piccole aziende, dal business tradizionale a quello fortemente innovativo. Ovviamente, il vero discrimine è tra la capacità di saper applicare principi, strategie e concetti del growth hacking in modo funzionale e intelligente, capace di formulare risposte di crescita positiva, oppure improvvisarsi growth hacker e magari perdere un’ottima occasione di crescita. L’unico caso in cui è impossibile applicare le tecniche di growth hacking è quando non si è in possesso di alcun dato, perchè i dati sono la linfa vitale di questo insieme di tecniche, e un elemento senza il quale la strategia e metodologia non può funzionare. Per dati intendiamo sia i dati digitali che quelli fisici, anche se i primi ricoprono attualmente maggiore importanza, visto il momento storico in cui il digitale ha sempre più spazio e rilevanza per la crescita di un business.
Diventare Growth Hacker
Dove si ottengono le specializzazioni in growth hacking? Come si fa a diventare growth hacker magari studiando da casa? Per entrambe le domande la risposta è abbastanza simile. È possibile studiare da casa per diventare growth hacker, anche se bisogna fare una precisazione. Non si può solo studiare growth hacking è necessario sperimentarlo, lavorare, fare esperienza reale e concreta. In questo momento storico per l’ambiente digital, in cui è growth hacker sono tra i lavoratori meglio pagati tra le professioni digitali, il numero di persone interessate a diventarlo è cresciuto esponenzialmente. Questo rappresenta da una parte un vantaggio, perché è aumentato il numero di corsi, contenuti e materiale anche in lingua italiana, che l’aspirante growth hacker può leggere, fare suo. Al tempo stesso la diffusione della professione ha aumentato anche il peso della concorrenza, e alle varie importanti posizioni si trovano molti candidati agguerriti, interessati a quel posto in particolare. Oggi sicuramente le basi da cui partire ci sono. Poi ora anche alcune università e Master stanno introducendo lezioni e moduli che parlano della professione di growth hacker, a dimostrazione di quanto sta venendo riconosciuta la figura a la sua efficacia. Come abbiamo detto anche nella parte iniziale dell’articolo, la professione del growth hackersembra un po’ confusa e difficile da inquadrare, proprio per la natura multidisciplinare e per l’approccio trasversale, che impedisce a chiunque voglia dargli un quadro disciplinare di trovarne uno che sia realmente rispondente. Dentro il growth hacking c’è di tutto: psicologia, design, business, marketing, prodotto, quindi la laurea va bene, anche in ambiti diversi come economia o psicologia, ma quello che conta sono le abilità sviluppate dallo studente, sia in termini di soft skills, come sviluppo del pensiero laterale, capacità di comunicazione, coraggio nel sperimentare. Ma le hard skills non sono meno importanti. Soprattutto lo studio degli insight e la raccolta dati sugli utenti rappresenta un’ottima base per iniziare anche a fare piccoli esperimenti per comprendere dove apportare, eventualmente, qualche cambiamento. Queste sono le qualità e gli approcci giusti per diventare growth hacker in poco tempo, senza per forza prima passare per la grandissima azienda alla quale aspiri. Magari lavori in una piccola azienda, e puoi già mettere in pratica alcune tecniche. E se lo farai nel giusto modo vedrai che i tuoi sfori saranno premiati.
Corsi per growth hacker
Come abbiamo detto, sia per la natura versatile e per l’approccio multidisciplinare il growth hacking è una professione che non prevede corsi ufficialmente riconosciuti, o addirittura inquadrata all’interno di un albo di categoria. Ci sono dei corsi, che rilasciano degli attestati, ma ciò non vuol dire che chi non possiede quegli attestati non è in grado di applicare le tecniche di growth hacking. Lauree in informatica, oppure lauree in psicologia, o anche in economia, i campi accademici che costituiscono ottime fondamenta per questo approccio e metodo innovativo possono essere diverse, ma possono portate tutte a una stessa meta: diventare growth hacker. Quello che fa la differenza è la capacità di studiare per conto proprio, approfondendo molti aspetti diversi, dalle persuasione alla pianificazione. Ma soprattutto la capacità proattiva di individuare i problemi in modo interconnesso, individuando soluzioni creative ed efficaci, capaci di far crescere in modo nuovo e sorprendente il business di cui ci si sta occupando.
Speriamo che questo articolo ti abbia sanato alcuni dubbi su cosa fa il growth hacker, qual è la sua funzione all’interno di un’azienda e come lo si diventa.
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